Alla brasiliana, svettanti e marmorei. L’eterno desiderio femminile (e non solo) corre sul web. Gli specialisti affinano le tecniche. Raoul Novelli, chirurgo plastico, presenta la sua B-Up! 

modella d-repubblica b-up

Alti, sodi, tondi. Chi non vorrebbe glutei così? Un fondoschiena da urlo, incurante di gravità, età e costituzione, in grado di scatenare gli appetiti degli uomini e le invidie delle donne? Rotondità che accendono la fantasia. Reminiscenze ancestrali di un passato “a quattro zampe” che, dopo la conquista della posizione eretta, ha portato maschi (e femmine) a desiderare un “lato B” sinuoso e tondeggiante. In una parola, desiderabile.

Una tendenza confermata dall’American Society for Aesthetic Plastic Surgery (ASAPS): nel 2013 l’aumento del lato B registra un incremento record, rispetto all’anno precedente, facendo segnare un più 58 per cento. “Negli ultimi dieci anni abbiamo visto un cambiamento culturale. Da un lato una maggiore accettazione di forme più morbide e femminili, dall’altro il desiderio di glutei importanti e rotondi”, afferma Jack Fisher, presidente si ASAPS. Tant’è vero che, aumentando le richieste, incrementa (oltre il 30%) il numero dei chirurghi specializzati che offrono alle pazienti uno dei lati più intimi della bellezza.

Glutei “golosi” per essere (ancora) sessualmente appetibili. Ma, in certi casi, anche per cavalcare una moda. Quella dell’“effetto Kim Kardashian”, star famosa per le curve posteriori decisamente “dopate”. Oppure una tendenza più auto-riferita, la “belfie mania”, la declinazione del selfie posteriore da postare sui social media. Il trend approda anche in Italia. Dove Raoul Novelli, specialista in chirurgia plastica e ricostruttiva, ha messo a punto, dopo anni di ricerca, una tecnica ad hoc.

Cos’è B-Up!? “È una metodica chirurgica mini-invasiva che risponde alla necessità di intervenire sul lato B in modo più soft rispetto alla gluteoplastica (aumento dei glutei con protesi). La tecnica si effettua in ambulatorio e in anestesia locale, dura circa 45 minuti e prevede una o due micro incisioni di tre millimetri nella zona del gluteo disegnata prima dell’intervento. Da qui, attraverso una micro-cannula, viene inserito il filo di sospensione elastico. Che, nelle settimane successive, si trasforma in un sistema stabile che contrasta la caduta gravitazionale riposizionando i tessuti lassi verso l’alto, ovvero nella loro posizione naturale”, spiega Novelli.

Oggi si parla molto di fili nella chirurgia estetica. Quali sono le particolarità di quelli che utilizza? “Corretto. I fili differiscono in base alla zona di utilizzo, viso o corpo, nonché alla durata dell’effetto richiesto. Ci sono quelli “bio-ristrutturanti”, capaci di stimolare la produzione di nuovo collagene, con una durata limitata e alcun effetto sospensivo. Altri sono “sospensivi riassorbibili”, quindi incrementano la neocollagenasi per almeno 6-8 mesi, con un effetto di trazione maggiore, seppur limitato nel tempo. Invece quelli che uso sono “sospensivi permanenti”: creano un legamento sospensivo che, grazie alla loro biocompatibilità, diventerà parte integrante dei tessuti”.

A chi è indicata la metodica? “È idonea con glutei vuoti o cadenti, per conformazione congenita o a causa dell’età. Quando possibile, per realizzare l’adeguata rotondità, si può aspirare grasso da fianchi o addome con la liposcultura, per poi innestarlo nella parte superiore del gluteo”.

Potrebbe essere utile anche a pazienti con una piega sotto-glutea marcata, un tipico esito di liposuzioni che hanno svuotato eccessivamente i tessuti? “In caso di liposuzione errata, il posizionamento di due anziché un filo a circa due centimetri dalla piega glutea solleverà maggiormente i glutei, riducendo così il danno estetico”.

Meno invasività significa tempi di recupero più rapidi. Ci sono però cautele da considerare con il caldo? “Nella maggior parte dei casi si può ritornare alla vita normale dopo 3-4 giorni di convalescenza. L’unico fastidio è tenere una calza push-up per almeno una settimana ed evitare l’attività sportiva per due”.