La chirurgia estetica è ormai una soluzione comune per molte donne, quando si tratta di correggere difetti fisici come il seno piccolo o cadente, le rughe del viso, l’odiata cellulite o qualche rotolino di grasso in eccesso. Ciò nonostante sono ancora diffusi, a questo proposito, miti e convinzioni errate che è importante sfatare: una di queste è che non esista una tecnica chirurgica per sollevare i glutei e migliorarne la forma. La maggior parte delle donne afflitte da un sedere piatto o cadente si affida così a rimedi temporanei e poco efficaci, come costose creme rassodanti, pantaloncini, jeans e leggings push-up, per non parlare dei massacranti esercizi a cui alcune si sottopongono in palestra.

La verità è che oggi non soltanto esiste una soluzione chirurgica definitiva, ma si tratta persino di una tecnica dolce, cioè poco invasiva e veloce. Stiamo parlando di B-Up, metodo ideato dal dottor Raoul Novelli – uno dei migliori chirurghi plastici ed estetici italiani – che permette di sollevare e rimodellare i glutei in modo efficace e sicuro.

«Fino a pochi anni fa non esistevano tecniche chirurgiche poco invasive in grado di migliorare il volume e la proiezione dei glutei», ci spiega il dottor Novelli nel suo studio di Milano. «Tra le tecniche “dolci” si contavano soltanto il lipofilling e l’acido jaluronico, usati per riempire i glutei piatti. Entrambi presentano però dei difetti: il lipofilling presuppone che ci sia del grasso in eccesso da prelevare da altre parti del corpo e reimpiantare nei glutei, cosa impossibile in caso di pazienti molto magre. L’acido jaluronico, invece, rappresenta non soltanto una soluzione troppo costosa per un’area così estesa del corpo, ma anche non definitiva: l’effetto dura infatti 4-6 mesi, dopodiché è necessario ripetere il trattamento. In conclusione, il rapporto efficacia/prezzo è assolutamente svantaggioso».
Ma, finalmente, ecco B-Up, cioè il lifting dei glutei con fili di sospensione permanenti. Come ha avuto questa idea?
«La prima intuizione relativa a quella che sarebbe diventata la tecnica B-Up risale a circa 7 anni fa», racconta il dottor Raoul Novelli. «Intendiamoci: non stiamo parlando di un aumento di volume, per il quale servirebbe inserire una protesi, ma di rivoluzionare forma e proiezione del gluteo piatto, che è tale per costituzione o perché con gli anni tende a cadere e appiattirsi.
La tecnica che ho sperimentato inizialmente era la cosiddetta “tecnica radiale”, che vedeva per la prima volta l’uso di fili non riassorbibili – e dunque permanenti – per sollevare il gluteo. Si trattava di una buona intuizione perché i fili potevano essere disposti secondo diverse geometrie, ma i risultati finali non mi soddisfacevano del tutto.
È stato così che in un secondo momento, circa tre anni fa, ho elaborato la tecnica “dei cerchiaggi”, che consiste nel “conizzare” il gluteo disponendo i fili di sospensione in circonferenze ideali, interne l’una all’altra, lungo la curvatura del gluteo stesso. Questo metodo permette di ottenere la massima proiezione del polo superiore, cioè della parte alta del gluteo.
Anche questa soluzione presentava però qualche limite: la proiezione ottenuta non era infatti sufficiente, e la forma definitiva del gluteo, sebbene migliorata nel suo insieme, non corrispondeva ancora del tutto ai risultati desiderati.
Ho cominciato allora a chiedermi cosa fosse necessario per rendere stabili i cerchiaggi, e ho subito pensato a una ruota di bicicletta coi suoi raggi. È nata così l’idea definitiva: migliorare e integrare la “tecnica dei cerchiaggi” con quella dei “pilastri a inclinazione variabile”, che hanno anche il vantaggio di poter essere posizionati secondo assi di trazione diversi, calcolabili con precisione a seconda del difetto da correggere. I pilastri permettono quindi di adattarsi alle forme uniche di ciascun paziente, fornendo una risposta personalizzata su basi scientifiche».

Dunque, per tirare le somme, B-Up svolge una triplice azione: solleva il gluteo, ne aumenta la proiezione e ne ripristina la caratteristica forma ovale.
«Viene usato un filo di sospensione permanente», spiega il dottor Raoul Novelli, «un monofilamento in silicone avvolto da un sottilissimo strato esterno di poliestere. Si tratta di un filo chirurgico assolutamente tollerato dal corpo, già usato anche in altri ambiti chirurgici. L’intervento dura all’incirca un’ora – più un’altra mezz’ora se si sceglie di affiancare il lipofilling –, e può essere eseguito in ambulatorio chirurgico in anestesia locale assistita (mi avvalgo sempre di un anestesista per garantire l’assoluta sicurezza della paziente).
Il regime ambulatoriale comporta un altro indubbio vantaggio per la paziente: il prezzo contenuto. Un intervento di B-Up può infatti costare dai 4500 ai 7000 euro al massimo, cifra che comprende anche tutte le visite pre e postoperatorie.
Prima dell’intervento il paziente deve sottoporsi agli esami di routine e, dalla sera precedente, assumere un antibiotico di copertura.
Il percorso post chirurgico prevede l’utilizzo di una benda elastica adesiva per tre giorni e di calze o leggings push-up per un paio di settimane. La ripresa delle attività lavorative è consigliabile dopo 4/5 giorni, quella dell’attività sportiva dopo almeno 30 giorni. Ma i risultati – ottimali e definitivi – già dopo 8 giorni sono visibilissimi, e si stabilizzano entro un mese».

In conclusione, B-Up rappresenta non soltanto una vera e propria rivoluzione in termini tecnici, ma anche un ribaltamento nelle convinzioni di tante donne: il problema per eccellenza irrisolvibile ha finalmente trovato una risposta efficace e alla portata di tutte. L’informazione corretta è il primo passo per il successo: come scrisse Sun Tzu nella sua Arte della guerra, “vince chi per primo conosce le strategie”.